mercoledì 19 ottobre 2011

Jung e gli UFO, analisi psicologica del fenomeno



Carl Gustav Jung (1875-1961) fu psicologo e uno dei maggiori esponenti della psicanalisi. Si laureò a Basilea, Svizzera, con una tesi sui "cosiddetti fenomeni occulti". Divenuto psichiatra, fu per lungo tempo in contatto con Freud stesso e ne divenne persino il principale collaboratore. Nel 1913 se ne distaccò per fondare una sua scuola di psicologia che definì "psicologia analitica". Questa teoria, al contrario di quella psicanalitica, ha una diversa concezione dell'inconscio che viene ad essere sul piano dello spirito, condiviso da più individui, ad avere una sua esistenza, una sua finalità e una sua particolare intelligenza. Questo "inconscio collettivo" si articola in base a vari archetipi, immagini fondamentali in relazione alle quali si sviluppa la vita psichica dell'individuo.


Nel 1958, Jung, pubblicò Un mito moderno (Ein Modern Mythus), in cui espose una sua teoria sugli oggetti volanti non identificati, proponendone una spiegazione in termini psicologici. Nel suo libro sosteneva che i tipici corpi rotondi e luminosi che spesso venivano avvistati nel cielo non erano null'altro che un simbolo che l'inconscio fa emergere duranti esperienze di sogno o visione. Il rotondum (un cerchio o una sfera) è infatti simbolo archetipo che ogni cultura ha sempre identificato come segno di totalità, compiutezza e perfezione.

Per comprendere appieno come sia possibile che alcuni elementi appaiano così universalmente, è indispensabile addentrarci nel cuore della psicologia di Carl Gustav Jung. Nel corso della sua esperienza personale e clinica, lo psicologo svizzero costatò come alcuni contenuti e prodotti simbolici fossero presenti in tutti gli uomini al di là della diversa cultura, deducendone che dovevano necessariamente appartenere alla struttura fisica e mentale stessa dell'individuo. Tra questi, il mandala occupava un posto centrale, poiché appariva spontaneamente sia nei sogni che nei disegni delle persone. E’ interessante osservare come anche Ernest Jones, allievo e biografo di S. Freud, nel 1916 esprimesse considerazioni analoghe: " Uno dei fattori più sorprendenti del simbolismo è la straordinaria presenza degli stessi simboli, che si trovano in una data classe e a un dato livello di civiltà, ma anche tra razze diverse e in diverse epoche della storia mondiale."

Secondo Jung ciò è spiegabile poiché, oltre ai contenuti dell'inconscio personale, vi sono tutta una serie di rappresentazioni che non avrebbero mai potuto derivare da esperienze personali bensì da sorgenti e strati mentali molto più arcaici, l’origine dei quali si può trovare soltanto nei nostri antenati primitivi e nelle esperienze della razza. Sorgenti e strati mentali arcaici che costituiscono l’inconscio collettivo. Ecco quello che dice Jung al riguardo: “Ho scelto questo termine ‘collettivo’, perché questa parte dell’inconscio non è individuale, ma universale; in contrasto con la psiche personale, ha contenuti e forme di comportamento che sono più o meno gli stessi da per tutto e in tutti gli individui ”. L’inconscio collettivo, comune all'umanità intera, è retto da archetipi, intesi come funzioni inconsce innate presenti in tutti gli uomini le quali, modellando gli stimoli esterni, danno luogo ad immagini (immagini archetipiche) dotate di forza e di significato specifici. In altre parole l'archetipo è la disposizione inconscia a produrre rappresentazioni simboliche

Secondo Jung “ [ l’inconscio collettivo ] è il deposito di esperienze ataviche compiute da innumerevoli milioni di anni […] Queste immagini primordiali sono i pensieri più antichi, universali e profondi dell’umanità”. A questo punto una precisazione è d’obbligo: Jung non sostiene che queste idee e immagini siano trasmesse come tali, ma che lo siano le loro potenzialità. L’autore, infatti, distingue tra “archetipo”, che è la potenzialità psichica universale ed innata, e l’“immagine archetipica” che invece designa tutte quelle immagini che hanno caratteristiche soggettive e che variano da persona a persona.

Jung riduce dunque il fenomeno UFO a proiezioni automatiche involontarie, fondate sull'istinto. Verso la fine del libro però ammetterà che questa spiegazione non è in grado di giustificare la totalità dei casi.


(fonte: lucacoladarci.it / arcadiaclub.com)


Nessun commento:

Posta un commento